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IL CAFFE' A NAPOLI COME PRIMA COLAZIONE

A Napoli il caffè arrivò tardi. Ma non tardò a rivoluzionare gli usi e i costumi dei napoletani. A cominciare da quelli del risveglio.
Prima dell'avvento del caffè i napoletani facevano una prima colazione robusta. Come oggi predicano i nutrizionisti, e anche di più: era frequente che a prim'ora il napoletano tirasse fuori dalla dispensa un mezzo piatto di maccheroni o di pasta e fagioli avanzati la sera prima, e li facesse fuori, accompagnandoli con un bicchiere di vino. Per forza: con il primo piatto ce vo' 'o vino.
L'arrivo del caffè mise fine a queste strane colazioni mattutine, che Eduardo ci ha mostrato in alcune delle sue commedie. Si trattò di un processo graduale: all'inizio dell'800 il caffè costava ancora troppo, e se lo potevano permettere solo i ricchi. Poi i prezzi si abbassarono e i consumi salirono, e viceversa. Fu così che il caffè divenne il monarca assoluto della prima colazione dei napoletani: il Re Solo.
Solo, per più di un motivo; a Napoli di solito si pranza e si cena tardi, per antiche abitudini mutuate dalla dominazione spagnola. Appena sveglio perciò il napoletano non ha fame. In più, un buon caffè forte (come di solito si fa a Napoli) scaccia gli eventuali cattivi sapori residuati dalle abbondanti (e tardive) gozzoviglie della sera prima. Infine, data la mitezza del clima partenopeo, il colazionando non sente il bisogno di ingurgitare un grosso numero di calorie.
Perciò, un (buon) caffè e via. Così si risparmia del tempo prezioso, visto che, tirando tardi la sera, troppo mattiniero il napoletano non è. Lo stomaco? Lo si "appunterà" più tardi, verso le dieci e mezza, le undici: sul posto di lavoro (se c'è: il lavoro, non il dolce) magari con un dolce tradizionale (un babà, o una brioscia). Insieme a un altro caffè.

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